Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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Guerra di Libia: bersaglieri in trincea lista ufficiale, alla guerra di Libia (dove restò per quasi tutto il periodo della campagna) e poi a quella mondiale, dove lavorò per quattro anni al servizio degli Stati Maggiori di Cadorna e di Diaz. Dallo scheletrico resoconto di fatti o avvenimenti isolati, Comerio era passato a realizzazioni più vaste, all'allestimento di film completi, celebranti le operazioni delle truppe italiane in Libia (egli aveva partecipato personalmente allo scontro delle « Due Palme ») e, più tardi, episodi della Guerra Mondiale, racchiusi in quel lungo documentario perchè il mondo sappia e gli italiani ricordino in cui sono raccolte testimonianze decisive sull'eroismo dei nostri soldati nella Grande Guerra. Con gli anni successivi alla Guerra Mondiale, è cominciata per Luca Comerio la decadenza. Questo uomo che aveva dato quasi vent'anni della sua vita al cinematografo, era stanco; le sue pellicole correvano trionfalmente per il mondo, ma egli sentiva che la propria carriera aveva toccato il vertice, che non si poteva andare più in là, che altri uomini freschi e altre necessità lo avrebbero sopraffatto. Da quel momento, Comerio si è ritirato e non ha fatto più parlare di sé. Ora, con la vecchiaia, sono arrivati, anche per lui, i rimpianti : « Mi sono lasciato scappare due guerre — egli dice — quella di Etiopia e quella di Spagna; ed ora sto lasciandomi scappare la terza ». Luca Comerio non va neppur più al cinematografo; 'vive appartato, dimenticato da tutti, nella sua piccola casa milanese, dove la moglie-cassiera qualche volta, rientrando, gli parla dei documentari moderni e dei grandi film che si allestiscono oggi nei nostri cantieri. È un uomo vinto, che non ha neppure più la consolazione dei ricordi, tanto essi sono disordinati e confusi nel suo cervello, un uomo con gli occhi stanchi che soffrono di non poter più lavorare e il cuore avvolto da un'immensa tristezza. EMILIO CERETTI Dirigibili italiani sulle tende turche (da ' La conquista della Libia' di Comerio, 1911) INTERVISTE UNO SCENOGRAFO E UN ARREDATORE AL teatro numero 5 di Cinecittà, dove si girava piccolo alpino, ci accolse una gradita sorpresa. Le riprese avvenivano in una borghesissima stanza, sotto la regìa di Biancoli. Era una stanza molto semplice, arredata col gusto chincagliesco d'anteguerra (quella del '14), ma fu proprio codesta semplicità perfettamente intonata al dramma che ci invogliò a una osservazione più attenta. Fu allora che rimanemmo gradevolmente sorpresi. Caso infrequente nella produzione italiana, tutti o quasi gli interni del film erano già costruiti. Si sa invece quanto debba generalmente sudare l'architetto per avere il copione almeno una ventina di giorni prima dell'inizio di lavorazione, il tempo cioè necessario per fare cosa seria e coscienziosa. Il produttore è un po' la suocera del cinematografo, e tutti i collaboratori della pellicola hanno di che lamentarsene, ma nel caso attuale è con ragione. Sarebbe opportuno che esso produttore si rendesse conto una buona volta che la fantasia non può andare disgiunta da. a riflessione, e riflettere significa usare del tempo. La improvvisazioxie rimarrà sempre la peggior nemica del cinematografo. Altro problema basilare : i mezzi. Il discorso sarebbe lungo, in proposito. Ci basti rilevare che il risparmio di qualche biglietto da mille pregiudica talvolta la buona riuscita di un lavoro e conduce a danni di mole ben maggiore. Ma quello che ci preme ribadire qui è un altro fatto, ricollegantesi a quei cànoni su cui poggia tutta l'estetica cinematografica: la collaborazione tra architetto e arredatore. L'ideale sarebbe che questi due compiti fossero svolti da una stessa persona, ma sarebbe altresì esagerato pretenderlo. Sta di fatto che solo da un'intima e armonica fatica comune fra architetto e arredatore può nascere una scenografia che non sia freddo ricovero della trama ma vi partecipi essa stessa, dandole un tono, contribuendo alla caratterizzazione dei personaggi, creando in altre parole l'atmosfera. Inutile aggiungere che se all'opera dell'architetto e arredatore s'unisce quella del costumista, sarà tanto di guadagnato. È chiaro che non si può prescindere da questi fattori, nel discutere il valore intrinseco d'una inquadratura; cioè il regista non potrà pre 281