Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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/7lOJul '>óoeétr 3)d diuoìzfa Ogni tanto, a seconda di quelle ventate che la moda o la pubblicità innalzano nel mondo, anche i più scottanti aspetti morali della vita moderna riappaiono all'attenzione e alle considerazioni delle folle di ogni paese. L'America ha più volte combattuto anche col cinematografo le sue battaglie morali; i problemi che scuotono le basi di quella forma di vita si sono affacciati sullo schermo; attraverso questo ultimo sono giunte tra noi e ci hanno rivelato situazioni di fatto esistenti, pericolose e drammatiche. È dei giorni scorsi la proiezione in Italia di un film che ha come presupposto la critica al sistema dei tigli abbandonati a se stessi dai genitori divorziati. Il film, con il suo tono che vorrebbe essere piacevole e burlesco, giunge alla conclusione felice e naturale che lo spettacolo impone, ma al di là di questo il problema rimane, e quel dato di fatto, quella situazione umana da cui tutto il lavoro ha cercato di trarre ispirazioni sono una realtà triste ma viva. Di questa realtà si occupa in una breve colonnina il Pour Vous del j scorso, sentite: ci Una colonna di un giornale informa che Joan Berinet non voleva permettere al suo primo marito Cene Markey di visitare la loro figliuola Melinda. Joan l'ha smentito e come sembra su base di verità. Un po' più tardi Hedy Lamarr, l'attuale moglie di Cene Raymond adottò un piccolo fanciullo e si mormorò allora che essa fece questo per trattenere Cene. Queste situazioni si sono determinate molte volte a Hollywood. Ci fu una querela a proposito della tutela di un fanciullo che condusse Frank Fay a trascinare in giudizio la sua prima moglie Barbara Stanwyck ». Ebbene quali sono le conseguenze di questi divorzi? H. G. Wells fa osservare che i fanciulli di genitori divorziati soffrano le stesse pene dei figli legittimi. Essi affrontano la vita con i loro caratteri demoralizzati e scossi e con dei complessi d'inferiorità. E i genitori? Un nuovo libro intitolato Manage, Morate and Mothbals dice a questo proposito : « la situazione del padre divorziato è molto penosa. Egli sarà separato dai suoi figli salvo alcuni brevi momenti, imbarazzanti per l'uno e per gli altri. Poco importa fino a qual punto la sua seconda moglie possa amarlo, o con quale sincerità; essa proverà sempre, inconsciamente, un certo rancore contro « la famiglia » di suo marito ». È interessante che sia proprio un giornale di cinematografo quello che si occupa della questione. Se le affermazioni del Pour Vous sono determinate dall'indagine sulla situazione per così dire familiare dei divi dello schermo, pur tuttavia il problema è al di sopra di una classe e di un genere. È il cinema quello che per primo lo ha rivelato alle grandi masse, è il cinema che combatte per questa vittoria morale. Per questo anche la stampa rinematografica si rende, come e quando può, interprete di queste grandi questioni. Sono piccole colonnine sperse tra le grandi fotografie, i vistosi reportages, le brillanti pubblicità, ma esse non vanno perdute se gli echi vengono via via raccolti e diffusi dalla stampa degli altri paesi, proprio come quelle pellicole, nate in un punto qualsiasi della terra, portano la loro voce in tutti i meridiani e sotto tutti i paralleli. (incoia inteììotycitm in Ciancia Voci che vengono dalla Francia stessa annunciano la non lieve attività della Germania in questo periodo di lotta, nella preparazione su larga scala di film di propaganda, di documentari sugli aspetti delle varie situazioni politiche, di notiziari sulle azioni di guerra È di questi giorni la notizia che Emil Jannings e Werner Krauss si sono recati in Svizzera a presentare personalmente alcuni film da loro interpretati, come pure l'altra della visita di Heinz Ruhmann e di Hertha Feiler a Copenaghen, nei giorni precedenti l'invasione tedesca, sempre con lo stesso ufficio. Di questa attività, di contro alla ormai chiara stasi del cinema francese, si lamentano giornali ed uomini del cinematografo di Francia. Nel riportare queste notizie, sono palesi gli interrogativi che vengono rivolti agli organi responsabili continuamente fatti oggetto di critiche e d'ironia dai fogli specializzati. Il Film Kuriet. quotidiano cinematografico berlinese, si può dire che annunzi giornalmente nuove produzioni; e che produzioni! A parte le pellicole illustranti le varie campagne militari, ecco documentari sul ferro, sul petrolio, sul radium, ecco film sui progressi della scienza tedesca, sui paesi coloniali, sulle varie produzioni industriali, sui problemi dell'agricoltura; ecco ancora opere sullo sport, sulla vita della gioventù, su quella dei soldati nei periodi di riposo. È indubitabile che la Germania tende a E cosi sei stato al cinema quando eri in licenza? linea Maginot! Si, un programmone!,.. La (Cine Aliroùy ripristinare i sistemi già sperimentati nella guerra del '14-' 18, che fecero si che al termine del conflitto una delle attività ancora in piena vita, in quel paese, fosse quella del cinematografo. Attività così vasta e in azione, che nel novembre del 1918, il cinema tedesco si trovò a possedere, contro i suoi concorrenti europei, praticamente quello francese e quello italiano, una superiorità indiscutibile, che si affermò sempre più largamente e che portò nel periodo 19201927, ad un livello tanto importante di produzione da far seriamente pensare alla nascita di una scuola cinematografica tedesca. Ma a parte confronti troppo facili e in ogni caso prematuri, è certo tuttavia che i tedeschi hanno compreso in pieno l'utilità del cinema come arma di propaganda. « E questa propaganda », sono ancora i francesi a riconoscerlo, K si è resa possibile con una specie di mobilitazione di tutti gli elementi che partecipano alla vita del cinema tedesco ». Il dott. Cunther Schvvark, direttore appunto del Film Kurier in una recente intervista fatta da colleghi danesi a Copenaghen ha detto: « In questa guerra la Germania considera il film come una delle industrie che presenta per il paese un'importanza vitale. Due sono le ragioni di questa considerazione : la sua importanza come propaganda, e il suo valore come merce di esportazione. Le industrie cosidette « vitali » devono essere mantenute e sostenute indipendentemente dalle circostanze interne ed esterne. È per questo che il personale dell'industria cinematografica, lavora nel suo insieme come nei tempi normali. Il numero di mobilitati è stato notevolmente rilevante ». È quindi un'opera sistematica _ quella che la Stato svolge nei confronti della"' produzione cinematografica in Germania, sistematica come quella di quasi tutte le attività della Nazione in armi. Le lamentele francesi dimostrano se non altro che al di la del Reno ci si rende consapevoli di questa attività. Ma le voci delle gazzette e degli interessati serviranno a far muovere dal torpore gli industriali e lo Stato? Circa un mese fa è avvenuta la visita a Parigi del Capo del Servizio Cinematografico del Ministero delle Informazioni d'Inghilterra, signor Kenneth Clarke. Egli si è incontrato col signor Henry Torres, Capo del Servizio francese presso il Commissariato generale delle Informazioni. Molte speranze sono riposte su questo incontro e la Cinematographie fran$aise annuncia che gravi deliberazioni nasceranno da questo scambio di vedute. I paesi neutrali ve-, dranno così sui propri schermi alternarsi alle pellicole di marca tedesca quelle di marca alleata? La risposta è ancora prematura e questo interrogativo va ad aggiungersi ai molti altri che gli stessi giornali di Francia pongono agli uomini responsabili della attuale situazione cinematografica del proprio paese. a. 1. 285