Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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INTERVISTE : un operatore PESCE, il fotografo, sta brontolando. Dice che l'illuminazione della scena (si gira oltre l'amore, il nuovo film di Gallone) gli è insufficiente per fare le fotografie. Brizzi, l'operatore, che ha sistemato le luci, lo guarda e ride sardonico roteando i suoi grossi occhi. — È sempre così, — brontola Pesce, — Brizzi gira con troppa poca luce. A lui basta. Anche a me basta, però tutto diventa una grande difficoltà. — Ti pare che i miei film siano poco luminosi? — gli chiede Brizzi. — No, tutt' altro. — E allora? — Poi soggiunge scherzoso : — È questione di abilità. — In genere, — mi spiega, — l'illuminazione è eccessiva. E questo perchè si ha paura. Si vuole, cioè, essere sicuri del risultato e ci si premunisce aumentando la luce. Io, al contrario, ne adopero poca. Si controlla meglio poca luce che molta. Ma bisogna avere grande sicurezza perchè basta un niente per ritrovarsi la pellicola non impressionata. Confesso che questo timore ha spinto qualche volta anche a me ad abbondare. È un momento di pausa e Brizzi accende un sigaro e ne aspira qualche bloccata di fumo. — Oggi si può fare a meno di adoperare molta luce, una volta era indispensabile data la qualità delle lampade a disposizione. Un ambiente di 4 metri per 4 richiedeva qualcosa come 3000-3500 ampères che rovinavano gli occhi degli attori; attualmente lo stesso ambiente si può illuminare con 100 ampères. — È quindi più facile lavorare oggi che un tempo... — È più facile sotto certi aspetti, più difficile sotto altri. È più facile per la maggiore perfezione dei mezzi tecnici; è più difficile perchè il sonoro costringe l'operatore a tener conto del microfono quando piazza le luci in modo che non se ne veda l'ombra sulle persone, sugli oggetti o sulle pareti; e perchè il pubblico si è fatto più esigente : ha maggiori pretese ma apprezza di più l'opera dei tecnici e questo ci dà molta soddisfazione. Il lavoro riprende. Un segretario è andato a chiamare Amedeo Nazzari in camerino; sta completando il suo truccaggio. Gli altri attori — ■ Alida Valli e Camillo Pilotto — sono già pronti. Gallone spiega le sue intenzioni. Per desiderio di maggior chiarezza scandisce le parole come se dettasse. Brizzi si siede con visibile piacere; stende le gambe e sembra che quanto accade intorno non lo interessi punto. I suoi assistenti, intanto, piazzano la macchina da presa nel luogo scelto dal regista, ne sistemano gli aggeggi. < ' IC li Rimanendo seduto, Brizzi ogni tanto si scuote dall'apparente indifferenza, dà indicazioni al capo degli elettricisti per la nuova sistemazione delle luci, ai suoi assistenti indica l'obbiettivo da adoperare. Egli attua, così, una prima generica preparazione della scena . — Vedete, — mi dice, — che professione signorile è quella dell'operatore! Assistenti e aiuti senza risparmio. Ma quando cominciai io... S' jnterrompe per fare spostare la luce di un riflettore. ' Poi riprende : — Quando ho cominciato era tutt' altra cosa. Io ho avuto in mano la prima macchina da presa. Era il 1903 e avevo quindici anni. Frequentavo le scuole industriali con l'intenzione di diventare ingegnere. La prima pellicola l'ho girata con la macchina Lu Anchise Brizzi mière n. 3. I rotoli non erano lunghi più di 15 metri. E poiché nella macchina da presa mancava il raccoglitore, la pellicola impressionata andava a finire in un sacco nero che si trovava fra le gambe del cavalletto. Quando s'andava in giro bisognava trascinale dietro, oltre la macchina da presa, il pacco delle bobine e il sacco nero. Bisognava vedermi, per esempio a Pisa, — dove ero andato a girare un film sul « Conte di Torino » — con tutta questa roba addosso, carico come un facchino, senza tanti assistenti e aiuti.., E la giornata di noi operatori non finiva con le riprese : la sera sviluppavamo i nostri negativi e la mattina ci recavamo nello stabilimento prima degli altri per stampare il positivo. Ho fatto questa vita per venti anni. Il discorso ormai procedeva spezzettato. La scena richiede un più diretto intervento di Brizzi; è un artista che affina: attenua una luce, ne rinforza un'altra, sistema qua e là un velatino o una sagoma. Mette l'occhio alla macchina da presa, la sposta 0 l'inchina per migliorare l'inquadratura — ormai tutto è in ordine. Gallone può girare! Alla macchina c'è l'assistente di Brizzi il quale torna alla sua poltrona e continua a parlare con me, vigile tuttavia su quanto accade in iscena. — Oggi l'operatore si può fare come mestiere; una volta per farlo ci voleva la passione. È per questo che i vecchi operatori sono ancora i migliori. A molti dei nostri giovani manca proprio la passione. Gli chiedo informazioni riguardo alla preparazione di questi giovani. — Noi sapevamo di ottica e di fotografia. Oggi difetta un po' nei giovani la preparazione tecnica. Di qui la necessità del Centro Sperimentale. In quanto alla pratica, il teatro di posa è indispensabile a completare gli insegnamenti e l'esperienza del Centro. DOMENICO MECCOLI 286