Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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LA GRANDE NEUTRALE IL 26 MARZO scorso, mentre il nostro quotidiano del mattino ci recava le notizie dell'incontro Ciano-Teleki, prospettava le possibilità del Gabinetto britannico e annunziava la caduta d'un aeroplano francese sulla terra di nessuno, i quotidiani recati al cittadino americano sul tavolo del breakfast riportavano la relazione annuale di Will H. Hays, presidente della Motion Picture Producers and Distributors of America, Inc. Quali sono le idee e le preoccupazioni di Hays in questo momento? Quanto, e in che modo, il presente stato di cose influisce sull'industria cinematografica americana? Il titolo del report di Will Hays è già di per sé abbastanza significativo : « Il film in un mondo che cambia », The Moiion Picture in a Changing World : segno dunque che i mutamenti, ai quali invero stiamo assistendo, e più assisteremo, nelle condizioni politiche e geografiche della terra, non solo esercitano il loro influsso — come già da tempo le corrispondenze americane ci hanno segnalato — sullo stato delle cose cinematografiche di laggiù, ma vi incidono al punto di divenire l'elemento centrale, la caratteristica dell'attuale situazione, il tema determinante, il ktema base. Il signor Hays, che dal contesto del suo discorso ci appare come un energico, incoraggiante e lievemente pomposo furbacchione, mette per prima cosa le mani avanti, o per essere più precisi, mette avanti le pellicole. Fra le pellicole prodotte dalla nostra industria nel corso del 1939, egli avverte in limine, sono comprese le seguenti : e ne cita diciassette. Per di più, prosegue, la corrente stagione è contrassegnata da pellicole come le seguenti: e ne cita sei. Fra le prime diciassette sono, ad esempio, union pacific, IL GIOVANE SIGNOR LINCOLN, ADDIO SIGNOR CHIPS, LA LUCE CHE SI SPENSE, JUAREZ, NON SIAMO SOLI, IL MAGO DI OZ, TRE RAGAZZE IN gamba crescono. Fra le ultime sei, sono VIA COL VENTO, PINOCCHIO, PASSAGGIO A nord-ovest, i grappoli dell'ira (Furore). Diremo incidentalmente che questa lista ci fa piacere, dal nostro punto di vista d'informatori e di persone che si occupano di cinema : dal più al meno, nonostante lo stato di cose vigenti nei riguardi delle importazioni dagli Stati Uniti, delle principali pellicole citate avevamo potuto farci un'idea se non altro indiretta. Insomma il quadro fatto da Hays non vale a mutare gran che le nostre idee generali su una cinematografia che abbiamo potuto seguire solo molto scarsamente di prima mano. È stato già detto come il cinema americano sembri denunciare una certa staticità: nella sua perfezione organizzativa, nell'assoluta padronanza dei suoi mezzi, in tutto ciò che insomma costituisce base sicura per una produzione di routine (sia pure eccellente, ma routine) sembra ch'esso non sappia trovare spesso l'estro per le grandi eccezioni, il colpo d'ala, le immense trovate d'un tempo. D'altro canto, e qui ci riferiamo all'autorevole parola dello stesso Hays, pare che in linea generale esso abbia trovato una maggiore serietà. Quest'ultimo fenomeno, osiamo dire, rientra nel più vasto quadro della vita culturale americana e della sua evoluzione. Il pubblico americano, bisogna ricordare, è tuttora in gran parte un pubblico in via di raffinamento. L'antica cultura, cioè la cultura europea, gli sta tuttora, benché con ritmo decrescente, svelando aspetti ai quali non s'era mai accostato. Una rivista a grande tiratura che riproduca opere d'arte antiche, come fanno Coronet e talvolta Life, è un fatto relativamente recente. Il successo delle edizioni d'arte presso categorie sempre più larghe di pubblico si è venuto verificando in anni vicini a noi. Al tempo stesso, si è venuto chiarendo sempre meglio il desiderio di conoscere e nobilitare la propria storia passata, di averne visioni sempre più precise e più ricche. E infine, sotto la spinta anche di preoccupazioni immediate, si è prestato verso i problemi sociali del Paese un orecchio sempre più attento. Si è voluto veder sempre più chiaro, insomma, nelle cose del passato ed in quelle del presente; ci si è volti, in una parola, verso una maggiore serietà. Ora, trasferite questo stato di cose nel campo del cinema. « Nei dieci anni fra il 1929 ed il 1939 », dice nel suo sguardo panoramico Will Hays, « le immortali parole di Shakespeare furono per la prima volta pronunziate dallo schermo; la sinfonia ed il grande melodramma furono introdotti nel film; i grandi classici della letteratura furono trasformati in pellicole; ...lo schermo tentò seriamente la trattazione di problemi sociali correnti per un pubblico comune ». È a questo punto che il sig. Hays manifesta un certo orgoglio. « Ciò che rende la nostra opera degna di nota, è il fatto che fu condotta nelle condizioni più scoraggianti e più difficili ». Ultimo colpo, la guerra europea. Mercati che si restringono, progetti che si sentono mancare il terreno sotto i piedi, affari che vanno in malora. Che fa il cinema americano? Quale consiglio gli viene dato da un uomo della competenza di Will Hays? L'atteggiamento del cinema americano di fronte alla guerra ha evidentemente due volti differenti: potremmo chiamare spirituale il primo, industriale il secondo. Spiritualmente, il cinema americano — a quanto dice Hays — è pacifista. I film americani hanno esposto la tragicità della guerra, ed hanno contribuito a determinare la posizione attuale della gioventù americana, che è contro l'intervento. « La gioventù d'oggi in America ha le idee chiare e lo sguardo limpido (is clear-headed and clear-eyed) riguardo alla futilità della guerra, e i film più che le parole hanno teso a questo risultato ». Si può dire che il secondo volto, il volto industriale, è legato al primo, va di pari passo. Allo « starne fuori » politico corrisponde quello industriale: la necessità, cioè, di produrre in ragionevole economia, e nello stesso tempo in maniera tale da interessare sempre più largamente il mercato interno. « Solo l'attrattiva di pellicole migliori può trasformare milioni di frequentatori occasionali delle sale cinematografiche in regolari clienti ». Questo è lo stato attuale delle cose. Durerà? Con una elezione presidenziale in vista, e insomma, coi tempi che corrono, è difficile rispondere. Né sappiamo quanto incoraggiante sia riuscito il discorso del sig. Hays, con la sua prospettiva di energico e fiducioso piede di casa. „ . _____ _._, A _„ r FLAMINIO PRATI