Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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wmm ©a »ig§^a @a©iniKfa * * * * ECCELLENTE * * * BUONO ** MEDIOCRE * SBAGLIATO ** ANGOLO DI CIELO (East side of heaven) U.S A. Prod.: New Universal [.CI. Regìa: David Butler Sogg.: David Butier Scenegg. : William Cotincelmann Scenografia: R. A. Gausman Comm. mus.: fohnny Burine, James V. Monaco Montaggio: Irene Mara ■ Fonico: Bernard B. Brown Interpreti: ]oan Bionde/I, Bing Crosby , Mischa Atier. Irene Hartey. Tutto il film è retto da quel meraviglioso fanciullo che gli americani chiamano Sandy e la cui recitazione, ottenuta a prezzo di non si sa quali sforzi, ha tanto del meraviglioso da far dimenticare la mediocrità e l'inconsistente scemenza del resto. Ed è proprio un peccato che il resto sia cosi, dato che accanto al delizioso Sandy si muovono Joan Blondell, Bing Crosby e Mischa Auer. Con un complesso di tal genere e con una storia che in fondo avrebbe spunti non malvagi c'era veramente da tirar fuori un film molto più gustoso e frizzante. Ma valga almeno questo angolo di cielo per averci fatto conoscere appunto il piccolo Sandy, che non è, state attenti, un noioso bambino prodigio, ma unicamente un simpatico, naturale bambino. Cioè molto di più. ** L'UOMO DEL NIGER (L'Homme dti Niger) Francia Prod.: S.P.F.L.H. Minerva Regìa: J. De Baroncelli Dir. di Prod.: Jean José Frappa Sogg.: André Legrand Scenegg.: Albert Dieitdonné Scenografia: G. Gastyne, R. Gys. J. Allan Operatore: R. Forrester ■ Fonico: P. Duvergé Montaggio: J. Sacha Interpreti: Harry Banr, Annie Ducaux, Victor Francen. l'uomo del niger è un film che cerca di velare con una drammatica vicenda umana l'assunto di propaganda coloniale che sta alla sua base. Ma, è bene dir subito, che, se la vicenda raggiunge, grazie specialmente alla ottima recitazione di Harry Bauer e Victor Francen, momenti veramente notevoli e d'indiscussa efficacia spettacolare, non cosi perfetta ci è sembrata la parte di sfondo, appunto del mondo coloniale francese, che risulta apparente soltanto scenograficamente, ma lontana di spirito. L'ultima parte poi, che illustra la solitudine di Francen, malato di lebbra e vittima d'amore, cade in una prolissità priva di situazioni che rende un po' stucchevole il racconto fino all'ultima risoluzione. Molto scialba e vuotina questa volta, Annie Ducaux. ** * I RAGAZZI DELLA STRADA (Newsboys home) USA. Prod : New Universal Ì.C.I. Regìa: Harold Yonng Sogg.: Gordon Kahn. Charles Grayson Scenegg. : Gordon Kahn Operatore: Milton Kasner Interpreti: facete Cooper. Edmund Lowe, Wendy Barrie. Edward Norris. Ecco un film della vecchia e tanto cara tradizione americana, fatta di cazzotti, di fughe e di velocità, fatta di eterna lotta tra i buoni assoluti da un lato e i cattivi assoluti dall'altro, fatta con le sirene della polizia, con gli incontri di pugilato, con i giornali spiccioli di piccola cronaca, i ragazzi della strada fila via tra una marea di questi ingredienti e se anche tu sai subito come andrà a finire la faccenda non ti salvi dal fuoco di fila e sei con la mente tanto dentro alle gesta degli indiavolati ragazzi che passi sopra a ogni logica e ad ogni buon senso. Jackie Cooper brucia le tappe e lo rivedi con lo stesso piacere che hai ad incontrare dopo anni un intelligente amico che è cresciuto frattanto come te ma che in fondo è restato sempre lo stesso. * jf jf * VERSO LA VITA (Les bas fonds) Francia Prod. : Albatros Europa ■ Regìa : Jean Renoir Soggetto : da un romanzo di Massimo Gorl(i Scenegg. : Jean Renoir, Ch. Spaal( Interpreti: Jean Gabin. Suzy Prìm . Junie Astor Louis Jouvet Non ricercate in verso la vita la Russia di Gorki. Nel grande film di Renoir è la Russia elaborata da un intellettuale occidentale quella che vi troverete; una Russia però ugualmente alta di emotività, arricchita da quelle somme di toni e di poesia che solo un vero artista può dare; una Russia nata dai libri e da una fantasia più che da una realtà. È così che ce l'albergo dei poveri » sta fuori di ogni spazio e di ogni tempo, e diventa nel film più che un racconto una somma di vibrazioni, ma di tale portata da far davvero pensare alla vera, grandissima arte. Tutti hanno mutato panni e figura nelle mani di Renoir, e Gabin è un altro ed altra la sua portata, e Jouvet un altro, e Sokoloff un altro. Sicché il regista lo senti come non mai presente, come non mai creatore di cose altissime e belle. kM2 **** LA VITA DEL DOTTOR KOCH (Robert Koch. der bel{dmpjer des Todes) Germania Prod.: Tobis Scalerà Film Regìa: Hans Stein ho ff Dire», di prod. : K. I. Fritzsche Sogg. : P. I Cremens, G. Menzel, riduzione italiana di Alessandro De Stefani Comm. mus.: W. Zeller Operatore: Fritz Arno Wagner Interpreti : Emil Jannings. Werner Krauss, Victoria voti Ballasl{o, Raimund Schelcher. Hdde Hòrber, Josef Siebcr. Se il film americano su Pasteur fu in certo senso il film della vita, della chiara lotta dell'uomo per la vita, questo tedesco sul dottor Koch appare, nella cupa aria chiusa in cui si svolge, il film della tragedia, della morte. Con questo non intendiamo affatto sminuire la portata della atmosfera creata attorno alla azione di Emil Jannings e Werner Kraus dal regista Steinhoff, che anzi è compito ben più arduo affrontare certi temi nell'aria propria della loro drammaticità che non pervaderli di una facile ariosità e di un semplice ottimismo come nel primo caso. Ma al fondo di ogni cosa stanno gli uomini con le loro particolari nature, con le loro diverse sensibilità, più ancora con le loro diverse educazioni morali. Non bisogna perciò dimenticare che Pasteur e Koch come tanti altri personaggi della storia dell'umanità sono europei e che quindi nessuno meglio degli europei può parlare di loro e ricrearli artisticamente nella giusta luce e misura. È per questo che appunto le tinte che sono attorno a questa vita del dottor Koch sono quelle che ci sono più di ogni altra cosa piaciute, più degli elementi di racconto della storia stessa che sono un po' gli usuali di questo genere cinematografico. Tutto, dagli ambienti ai tipi anche minori, ha mirabilmente contribuito alla azione e alla illustrazione del grande scienziato. C'è in questo film una rievocazione di luogo e di costume dell'epoca imperiale germanica quale raramente ci è stato dato di incontrare al cinematografo, c'è una tale pittura di particolare, senza l'abuso di quel sovraccarico troppo caro ai tedeschi, che denota una rara sensibilità nel complesso di tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione di questa pellicola. Da vari anni non rivedevamo Emil Jannings e lo abbiamo ritrovato in una forma stupenda e veramente alta per un attore le cui possibilità sono state sfruttate innumerevoli volte ormai. Ma Jannings non è mai stato tanto « nuovo » quanto ora nell'abito del dottor Koch, così come Werner Kraus, che in una recitazione netta e precisa dà vita perfetta all'antagonista del grande medico. L'opera di Steinhoff è costruita sugli schemi di una regìa classica, cioè senza la facilità di effetti puramente visivi o di simbolo e perciò appunto il film entra nel novero di quelli che una grande dignità e una ormai certa tradizione contraddistinguono. Ci sono momenti del racconto che raggiungono alti climi di emotività, tali da fare identificare nel protagonista l'umanità intera nella sua lotta per la conservazione, così come altri che definiremmo « storici » per la fissazione del costume e della vita di un'epoca. Diamo quindi ampio riconoscimento a questa bella opera della cinematografia tedesca, sopratutto perche mostrerà al mondo che l'Europa meglio di ogni altra può mantenere vivo e nella forma più degna il ricordo dei suoi grandi figli. 332