Cinema (Rome) (Oct 1939 - Jun 1940)

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L'AVVEITUROSO (AMJinO DI TOSCA CINQUANTATRE anni ci sono voluti perchè Tosca arrivasse dalle scene allo schermo. E quante vicende, nel suo lungo cammino! Le avventure e le disavventure di Tosca cominciarono prima ancora che il celebre dramma di Vittoriano Sardou facesse la sua apparizione, verso la fine del 1887, sulle scene parigine della Porte Saint-Martin. Il « mago » aveva allora 56 anni, ed era circondato di gloria e di odi. Lo si idolatrava e lo si ricopriva ad un tempo di contumelie e di disprezzo. Ma il pubblico, il grande pubblico, e non di Francia soltanto, era quasi sempre dalla sua parte; ed egli se ne faceva forte per controbattere quelli che gli erano ostili. Nel teatro si sentiva un padrone. Nessuno poteva stargli a fronte nell'immaginare, costruire, svol gere una commedia o un dramma con più fertile fantasia, con maggiore padronanza di tutti i congegni, i mezzi e i mezzucci del palcoscenico. Per lui l'arte drammatica non aveva segreti. Nel dramma storico Sardou sapeva di poter insaccare il signor Scribe, lanciare alle Gemonie il signor Delavigne, far impallidire tutto il teatro romantico, far tremare l'intero repertorio della Porte Saint-Martin. Perciò, dopo aver dato alle scene L'odio e Patria, volle scrivere la Tosca. Bastò l'annuncio a sollevare le ire di coloro ai quali l'enorme popolarità e i crescenti successi dello scrittore davano un insopportabile fastidio. Accrebbe il malumore di essi specialmente il fatto che Sarah Bernhardt si accingesse a portare per il mondo questo nuovo dramma, acquistato, an Sarah Bernhardt nella 'Tosca' di Sardou (1887) cor prima che andasse in scena a Parigi, da un impresario americano per la somma, allora sbalorditiva, di 100.000 franchi. Cominciarono le congiure perchè Tosca avesse, alla prima rappresentazione parigina, un fiasco clamoroso. Il lavoro era già in prova alla Porte Saint-Martin, quando un certo Sylvestre di Brusselle annunciò ai giornali che con Tosca Vittoriano Sardou aveva saccheggiato impudentemente un suo lavoro. Non era la prima volta che l'autore di Andreina e di Dora veniva accusato di plagio. Gli era accaduto nel 1870, all'indomani della prima rappresentazione di Fernanda; qualche anno più tardi con Odette, e poi con qualche altra commedia, tanto che aveva finito per dare alle stampe una sua difesa, un volume di polemica arguta e pungente dal titolo Mes plagiats, in cui lo scrittore, levandosi ad un certo punto dal piccolo dibattito personale, aveva proclamato le sue idee sulla proprietà letteraria vera e propria. Stavolta l'accusa del Sylvestre sollevò ancor più vivo .scalpore; e siccome dallo scandalo c'è sempre qualcuno che cerca di trarre partito, immediatamente il direttore d'un teatro parigino si affrettò a mettere in scena il dramma dell'autore belga : dramma che non aveva proprio nulla a vedere con quello di Sardou. Ma le disavventure di Tosca non finirono qui. Pochi giorni avanti la prima rappresentazione, il Figaro pubblica una lettera di Ernesto Daudet, il quale rivendica di aver scritto da quattro anni, in collaborazione con Gilbert Augustin Thierry, un dramma che ha lo stesso identico spunto di Tosca, E Daudet aggiunge: « Il lavoro fu letto quattro anni addietro da Sarah Bernhardt ». L'accusa è grave e precisa; ma Sardou risponde secco a Daudet che la rappresentazione di Tosca basterà a togliere dall'animo suo ogni dubbio, e che allora egli si dorrà d'aver scritto al Figaro una lettera cosi inopportuna e ingiusta. Daudet non apre più bocca; ma a rimpiazzarlo salta immediatamente fuori un americano, certo Barrymore (forse uno della grande famiglia di attori passati dopo il conflitto europeo dal teatro al cinematografo), il quale ha fatto rappresentare qualche tempo prima a New York — senza successo, per la verità — un dramma intitolato Madyuka, e pretende che sia stata Sarah Bernhardt a dare, con indiscrezioni, a Sardou l'idea di scrivere la Tosca. Vittoriano Sardou comincia ad essere seccato. Quella pioggia di accuse di plagio lo decide ad uscire nuovamente dal suo riserbo. « Mi si chiede — scrive allora il commediografo francese — dove io abbia trovato, se non in Madyuka, la situazione del quarto atto della Tosca e il mercato proposto da Scarpia a Tosca. Io rispondo: nella storia. Ciò accadde a Tolosa, nel xvi secolo. Il Connestabile di Montmorency ebbe l'infamia di promettere ad una povera donna protestante la grazia del marito, se avesse accolto i suoi favori. E ciò avvenuto, si concesse la sadica gioia di mostrarle il marito impiccato sulla piazza. Io cito le mie fonti ». Il Barrymore ne uscì con una figura pari a quella fatta dal suo dramma alla rappresentazione di New York. A Parigi, frattanto, si continuava a tramare perchè Tosca riportasse alla prima rappresentazione un fiasco clamoroso. La prova generale doveva servire, come già era accaduto ad un precedente dramma dello stesso Sardou, Il coccodrillo, a individuare i punti che potevano dare esca a mormorii, a « beccate », a incidenti. Avvertito della cosa, Sardou prese le sue precauzioni, chiudendo le porte del teatro ai critici ed a quanti riteneva ostili, la sera della prova generale. Il che però non impedi che l'indomani mattina il Gil-Blas uscisse con la trama particolareggiata del lavoro. La qual cosa fece montare su tutte le furie Sardou, che senz'altio querelò il giornale. La sera, la congiura rimase completamente frustrata dall'atteggiamento risoluto della grande maggioranza del pubblico. I primi due atti di Tosca suscitarono una profonda impressione e non permisero manifestazioni ostili. Al terzo atto l'attore Dumény, che sosteneva il ruolo di Mario Cavaradossi, si presentò truccato in così orroroso modo da provocare un mormorio nella sala. 353