Il teatro muto (1919)

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— 300 — naggi che saltano a tre tempi con movimenti scim- mieschi, regolari e infinitamente ripetuti, abbiamo sentito la miseria morale di quest'arte, ora decre- pita dopo millenni di vita. Ci siamo chiesti al- lora col principe indiano di Anatole France, se proprio l'unica ragione d'essere di quella salta- zione non fosse il prepararsi all'orgia ed allo stupro. Ma anche quando dal silenzio della sala guar- diamo la celebre Napierkowska o la celeberrima Pawlowa, siamo impressionati dalla poca ar- monia del suo gesto, non ritroviamo più sullo schermo la donna vista sulla scena, bella, bril- lante di colori e di luce, viva, fremente. Manca in una parola qualche cosa di indefinibile alla nostra gioia estetica, siamo un po' inquieti di noia. Le ragioni oscure di questo fatto meritano una qualche indagine. Abbiamo visto come antichissimamente la danza avesse tutt'altro valore che non ora nella nostra civiltà ; la danza era una musica vista. Euterpe e Tersicore si fondevano, si intrec- ciavano l'una all'altra come i loro bei nomi.