La Cinématographie Française (1948)

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♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ 63 CXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX3 LA PRODU ZI ONE FR A NCESE El| STATO detto e ripetuto che la produzione francese stava attraversando una grave crisi di finanziamento. Il fatto è inneg.abile. Corne sempre pero’, il nostro temperamento latino ci ha condotti ad esagerare l’ampiezza di taie crisi, la quale, possiamo esserne certi, non è che momeiîtanea, non solo, ma parziale. Infatti se è necessario gettare un grido di allarme, prima dell’incidente fatale — il che è stato fatto — sarebhe nocivo emetterlo troppo forte. Lo scorso anno non è stato particolarmente fasto, questo è certo, dato che abbiamo realizzato soltanto ottanta film di lungo metraggio, ivi comprese le coproduzioni franco-straniere. Quest’anno tuttavia, e le cifre parlano eîoquentemente, abbiamo intrapreso quaranta sette produzioni nei primi sei mesi. Ed i fatti hanno dimostrato, ogni anno, che il più prolifîco è il terzo trimestre. Senza dunque essere beatamente ottimisti, possiamo pensare che Pannata 1948 vedré la realizzazione di un centînaio di grandi hlm. Se d’altra parte si tien conto délia situazione del dopo-g.uerra, la quale pesa ancora gravemente sul Mondo e specialmente sulla Francia, ove si consideri che gli anni migliori delPanteguerra avevano prodotto 120 hlm, non parrebbe lecito disperare. I nostri amici stranieri potranno contare, lai stagione prossima, sui nostri hlm per alimentare i loro schermi ; in quanto agli altri, essi dovranno fare i conti con la nostra concorrenza* E’ stato emesso quale legge immutabile che, dalla quantité dei hlm réalizzati, nasca la qualité. Non abbiamo mai discusso taie assioma, ma tuttavia possiemo constatare ch’esso non contiene indicazioni di percentuale. La cinematograha deve considerare tutti i problemi sotto due aspetti, che paiono inconciliabili : Parte e Pindustria. Sotto l’aspetto artistico, non sono tuttavia rari i successi : abbiamo cosi visto i nostri amici svizzeri produrre La Dernière Chance (L’Ultima Speranza) tra un piccolissimo numéro di film, ed i nostri vicini italiani realizzare Borna Citta Aperta, fPaisa, Sciuscia, Vivere in Face, ecc. opéré tutte che fanno onore a quella che si è praticamente convenuto chiamare « la nuova scuola italiana », e cio senza che la loro produzione annua conti un gran numéro di hlm. Da tali esempi si puô quindi concludere che la quantité non è indispensabile alla qualité artistica. Possiamo aggiungere che, dal canto Michèle Morgan et Henri Vidal interprètes de FABIOLA. Production Universalia de Salvo d’Angelo. Vente pour le monde entier : Franco-London-FilmExport. nostro, siamo heri délié ricompense ottenute nelle differenti competizioni cinem.atografiche internazionali di questi ultimi due o tre anni, durante i quali, pure, i nostri Stabilimenti non hanno conosciuto un’attivité febbrile. Considerate sotto Paspetto industriale, le conclusioni possono essere le medesime : i nostri amici americani, che han razionalizzato la loro produzione, e che dispong(ono di mezzi hnanziari, e quindi tecnici, enormi, non hanno per questo realizzato un gran numéro di capolavori, e ciô su una quantité impressionante di hlm. Quando si parla d’industria, devesi parlare di hnanziamento. 1 nostri grandi hlm costano troppc caro, pretendono alcuni. Le Société americane si lagnano anch’esse del costo eccessivo dei hlm, ancorchè il loro mercato sia assai esteso. In realté, tali costatazioni sono solo relative e, riprendendo Pesempio offertoci dal Cinéma iialiano, possiamo, senza terrra d’essere smentiti, pretendere che i produttori dei film menzionati più sopra non han certo chïuso con essi un bilancio passivo. în quanto alla produzione francese, Pesempio è senza dubbio valido per Le Diable au Corps (Si diavolo in corpo), Le Silence est d’©r (B! silenzio è cfsro), Quai des Orfèvres, Les Maudits (I male dettà), e molti altri ancora, che sarebhe troppo lungo citare qui. La conclusione s’impone da sola : non è indispensabile disporre di grandi capitali, per riuscire. Riassumendo : Abbiamo creato un’atmosfera di dubbio e di sarcasme sulla nostra produzione. Subito dopo la guerra, abbiamo commesso Perrore di saturare i mercati esteri con film spesso di classe media. Non abbiamo saputo conservare, quest’anno, la magnifica carta rappresentata, per la propaganda francese, da un Festival Internazionale del Film. Tutto ciô si rivolge contre di noi. Eppure tali errori sono la conseguenza del grave marasma apportato dalla Guerra, del cambiamento dei metodi, del cambiamento talvolta pure degli uomini. Ma ciô non toglie che la Francia lavora, che la produzione francese non morré, perchiè sapré trovare in se stessa le risorse necessarie : eüa lo sta dimostrando presentemente. Che i nostri amici stranieri si tranquilPizzino : nonostante tutto ciô che essi possono leggere od ascoltare, con i mezzi di cui disponiama, mostreremo loro dei grandi film. . . . Laurent Ollivier.